«La giovinezza è felice perché ha la capacità di vedere la bellezza. Chiunque sia in grado di mantenere la capacità di vedere la bellezza non diventerà mai vecchio».(Franz Kafka)
L’idea del Villaggio della Pace nasce in un pomeriggio d’autunno davanti al Palladium ed è forse ispirata anche alle origini del quartiere che ospita il teatro e che si concretizza nell’anno del Centenario de “La Garbatella” , dando il via e racchiudendo nella giornata internazionale della Pace il 21 settembre 2020 l’omaggio ad uno dei quartieri più a misura d’uomo di Roma. Oggi tra i più ambiti della Capitale, da borgata segna il riscatto di una zona a lungo considerata un po’ malfamata.
Si narra, ipotesi accreditata, che il suo nome deriva dalla presenza nel quartiere di un’osteria la cui proprietaria era dai modi così gentili e garbati da divenire famosa e denominata “la garbata ostella”. Per il racconto popolare, il nome dell’ostessa doveva essere Carlotta, e l’osteria era ubicata nella strada che i pellegrini percorrevano nel loro pellegrinaggio alle sette chiese di Roma.E, ancora citando Gianni Rivolta: «Il nome originario Concordia fu dato dal Re come segnale di distensione sociale nel periodo del Biennio rosso (1919-20) e durante il ventennio fascista il Regime cercò di chiamarla Remuria con scarso successo», ma alla fine si impose il nome popolare: Garbatella.
L’area dove è sorto il quartiere è stata subito dopo la prima guerra mondiale un’area di grande sviluppo edilizio. Gli urbanisti di quel tempo guidati da Paolo Orlando, con un ruolo importante nella bonifica della campagna romana e della costruzione di lotti abitative furono impegnati a collegare quest’area al lido di Ostia con un canale, dotando Roma di un porto commerciale, mai più realizzato.Il nuovo quartiere divenne famoso per l’ospitalità data a famiglie sfollate a seguito della realizzazione di via della Conciliazione e via dei Fori Imperiali e a quegli operai migranti che venivano dal nord e centro Italia a trovare lavoro.
Sarà il caso, il fato, una mera coincidenza ma il Villaggio della Pace è ideato anche per celebrare “La Garbatella” con l’augurio che nei prossimi cento anni la gentilezza e la garbatezza siano al centro delle nostre azioni e, l’attenzione alla rigenerazione urbana, all’ambiente, alla cittadinanza siano di interesse collettivo: i giovani prendano in mano le sorti di questa Terra proprio in un momento in cui il mondo vive una vulnerabilità totale.La storia è da scrivere con l’influenza positiva di cui siamo circondati: la bellezza e l‘innovazione sociale sono possibili se mossi dall’interesse dei beni comuni.
L’armonia vuole che se si attraversano i ponti, si trovano collaborazioni, sinergie e amicizia: così il Villaggio della Pace inizia i suoi primi passi anche a Testaccio, forse uno dei quartieri di Roma con la storia più affascinante. Oggi è un importante polo di attrazione grazie alla presenza di diversi istituti culturali ma un tempo non era altro che un porto commerciale.
La sua storia è molto antica, quando le navi con le merci arrivate da Ostia dal porto di Claudio e dopo di Traiano al Porto dell’Emporio, da qui ripartivano su per il fiume Tevere distribuendo i beni commerciali alla Città. Sulle sponde del Tevere che costeggiano questo quartiere si fermavano le barche che scaricavano le anfore piene di olio, questi cocci venivano lasciati e con il passare dei secoli, dall’epoca romana fino alla fine dell’Ottocento, qui venivano accumulati fino a formare una sorta di montagnola, da questo deriva il nome “testaccio” o monte dei cocci.
I due quartieri hanno in comune l’urbanizzazione -fine dell’Ottocento- con le costruzioni di abitazioni destinati agli operai che lavoravano negli stabilimenti produttivi lungo la via Ostiense e negli altri che vennero costruiti in zona, tra questi il mattatoio.
Due borgate che sono l’esempio di ospitalità e accoglienza anche con la rigenerazione urbana.
Inevitabilmente Testaccio è l’intreccio della storia dell’antica Roma con quella dei primi del Novecento dove divenne noto come rione popolare anche un po’ malfamato e quella di oggi.A Testaccio abitano oltre 8mila persone per la buona parte studenti che frequentano l’università nata nel 1992 ,cresciuta rapidamente, dinamica, moderna e internazionale che si è caratterizzata per il suo sviluppo urbanistico cambiando il volto della capitale con un processo di ristrutturazione e riutilizzo degli edifici industriali dismessi.Ma ciò che caratterizza la zona è una sorta di melting pot. Qui infatti convivono ceti più o meno abbienti, in un ambiente armonioso e a misura d’uomo, nonostante si trovi praticamente nel cuore dell’Urbe.
Due 'paesi' nella città Eterna che sono ponti di convivialità, socialità per un viaggio eclettico nei bisogni globali.
Clara Habte – Maria Grazia Rando
Il Villaggio della Pace si pone come obiettivo la creazione di una consapevolezza civica/istituzionale internazionale costruita da, con e per i giovani. Favorire una società inclusiva, senza alcuna discriminazione basata su sesso, genere, razza, appartenenza politica o religiosa è possibile attraverso la partecipazione di giovani di tutto il mondo al dialogo sulla promozione della Pace e dei Diritti Umani. Agiamo insieme.
Una società in cui la pace e i diritti umani vengano promossi in ogni ambito, necessita di una rivalutazione del sistema ambientale ed urbano per adattare gli spazi sociali al cambiamento e all’inclusione di tutti. Il Villaggio della Pace persegue questo obiettivo attraverso:
AI GIOVANI
AI DIRIGENTI SCOLASTICI
ITRIA
FONDAZIONE GIOVANNI PAOLO II
CESPI
EX CARTIERA LATINA
MIU
Tony Nader
ALLE ISTITUZIONI
A TUTTI COLORO CHE HANNO RESO POSSIBILE QUESTA AVVENTURA
Un progetto di
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